Il trattato di pace
Nel trattato di pace del 1947, pochi aggiustamenti furono fatti al confine tra Italia e Francia. La zona di confine ad est fu data alla Jugoslavia e la regione intorno a Trieste fu annunciata come territorio libero. Il territorio libero che era sotto la giurisdizione delle forze britanniche e statunitensi era diviso tra Jugoslavia e Italia, principalmente confini zonali. L’Italia perse il suo imponente impero prebellico, tranne la Somalia che era sotto l’amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite che terminò nel 1960.
Società Italiana e Arte dal 1945 al 1950
L’industria italiana (in particolare ferro e acciaio) fu gravemente danneggiata durante la guerra. Anche l’agricoltura aveva sofferto molto, in particolare nell’Italia centrale. Grandi parti delle ferrovie e dei porti erano state distrutte. Molte città italiane erano state bombardate. Dopo la guerra, i tassi di disoccupazione aumentarono e il valore della “lira”, la moneta italiana, crollò; in un anno, dal 1945 al 1946, il costo delle merci raddoppiò; il costo della vita fu 20 volte superiore a quello del 1938. La ripresa è stata lenta, la transizione verso un’industria “di pace” è stata difficile e non c’erano materie prime. Il razionamento alimentare portò alla diffusione del mercato nero. Nel 1948 iniziò il Piano Marshall, i fondi americani destinati ad aiutare l’economia italiana, ma i suoi effetti si poterono vedere solo dal 1953 in poi.
Durante la guerra, metà dei soldati italiani erano stati fatti prigionieri e tenuti nei campi di lavoro. Ci è voluto un po ‘ di tempo per tornare dalle loro famiglie, e l’accoglienza non è stata sempre calorosa. Gli uomini chiesero alle fabbriche di licenziare le donne che erano state assunte mentre erano sul campo di battaglia. L’attrito tra coloro che sostenevano il governo fascista e i partigiani non fu completamente risolto. Era un periodo di tensione sociale e politica.
Il vento di cambiamento che seguì la fine della guerra e il desiderio di ripartire da capo, comportò la nascita di un nuovo movimento artistico, il neorealismo. Era particolarmente vivido nel cinema, con film che mostravano le difficoltà quotidiane dei poveri e della classe operaia, usando attori non professionisti. Luchino Visconti, Roberto Rossellini e Vittorio De Sica sono i principali registi di questo movimento nell’industria cinematografica. Nella letteratura, il movimento è stato abbracciato da Alberto Moravia, Ignazio Silone, Cesare Pavese, Vasco Pratolini.
Un estratto da Paisà, di Roberto Rossellini:
Ladri di biciclette (Ladri di biciclette – 1948) è un altro film che è entrato nella storia del cinema italiano. È la storia di un uomo senza lavoro che ha ottenuto un lavoro come pubblicando fatture pubblicitarie, un lavoro di cui ha disperatamente bisogno per sostenere la sua famiglia. Le sue biciclette, necessarie per questo lavoro, vengono rubate e ha intenzione di rubarne una lui stesso (poiché non ha soldi per comprarne una nuova). Ecco la scena finale del film: