Re in Spagna

Ribellione

I primi due anni e mezzo di Carlo in Spagna avevano portato il paese sull’orlo della rivolta. Non aveva particolarmente impressionato i suoi nuovi soggetti. Era ancora giovane e ancora per raggiungere la statura di qualcuno che potrebbe dominare dalla sua presenza o fascino dal suo ingegno. L’anno dopo avrebbe scritto di questo periodo che ‘Non ero abbastanza grande per conoscere questi regni o abbastanza esperto per governarli’. Pochi giorni dopo la sua partenza scoppiò una ribellione in Castiglia. Conosciuta come la “Rivolta dei Comuneros”, le grandi città resistettero all’autorità reale, cacciarono i rappresentanti dei re, fecero ulteriori richieste che avrebbero dato alle città un maggiore controllo sulla tassazione e radunarono truppe per difendersi. Dopo aver catturato Tordesillas tentarono di usare l’autorità della madre di Carlo, la regina Juana, per dare legalità alle loro azioni. Nel settembre del 1520, su consiglio di Adriano, Carlo nominò co-reggenti due dei maggiori grandi di Castiglia, garantendo così il sostegno della nobiltà, e abbandonò l’idea di riscuotere le nuove tasse. Lentamente i ribelli persero la loro unità di intenti, ma fu solo nell’aprile del 1521 che il loro esercito fu sconfitto a Villalar. Solo nel febbraio 1522 le truppe reali entrarono a Toledo, l’ultima città a resistere.

Anche prima che Carlo lasciasse il paese, la violenza era scoppiata a Valencia. Questa rivolta è stata causata da una complessa combinazione di malcontento sociale, lamentele politiche e lo scoppio della peste. La mancata partecipazione di Carlo alle cortes di Valencia e l’esodo della nobiltà dalle città per evitare la peste lasciarono un vuoto di potere. Questo fu riempito dalle corporazioni o confraternite (Germanie) che avevano avuto il diritto di costruire la propria milizia come difesa contro gli attacchi dei corsari musulmani lungo la costa mediterranea. I Germani erano in grado di occupare la maggior parte delle città valenciane ed erano particolarmente ostili alla nobiltà e ai musulmani che costituivano oltre il 20% della popolazione, vivendo principalmente nelle proprietà rurali della nobiltà. I ribelli causarono molti danni a queste proprietà e nel luglio 1521 sconfissero una forza realista nella battaglia di Gandia. Ai musulmani catturati fu data la scelta della conversione al cristianesimo o della morte. Tuttavia l’aumento delle divisioni tra i ribelli e la consapevolezza tra i nobili che per evitare il disastro avevano bisogno di unire le forze con i realisti gradualmente consentito truppe fedeli a Carlo per ottenere il controllo. Nel febbraio 1522 la rivolta era finita e l’anno successivo si verificarono centinaia di esecuzioni, in contrasto con la relativa clemenza in Castiglia dove solo circa 50 persone erano state giustiziate o morirono in prigione.

Tornare e stabilire se stesso

Prima di lasciare la Spagna nel 1520 Carlo aveva promesso che sarebbe tornato entro tre anni e poi fare la Spagna il ‘fondamento’ del suo impero. Al suo ritorno, nel luglio del 1522, le rivolte erano state sconfitte, ma l’atmosfera era ancora cupa e la popolazione doveva ancora essere convinta che un re straniero avrebbe ascoltato le loro lamentele o risposto ai loro bisogni. Trascorse i successivi otto anni in Spagna e si mise a mantenere la sua promessa, assicurandosi la sua posizione imparando la lingua, capendone i costumi ed esercitando la sua autorità. Tutto questo non è accaduto durante la notte, ma ha chiarito le sue intenzioni. Parlando alle cortes castigliane subito dopo il suo ritorno ha detto: “Ieri ho chiesto dei fondi; oggi voglio il vostro consiglio”. Egli ha sottolineato che: ‘Si sa che l’abitudine era stata quella di concedere questo (il servicio) prima; così è stato sotto i miei predecessori reali. Perché cercare di stabilire un’innovazione con me? E poiché molti mali mi hanno portato a questa necessità, voi, come sudditi buoni e leali, li porrete rimedio facendo il vostro dovere come mi aspetto che facciate”. Nel marzo 1526 si recò a Siviglia per sposare Eleonora del Portogallo. Visitarono Cordoba e Granada prima di tornare a Valladolid, dove nel maggio 1527 Eleanor diede alla luce un erede, Filippo.

La Spagna divenne infatti una parte vitale del suo impero, fornendo comandanti e truppe per i suoi eserciti, portando lingotti dalle sue colonie nelle Americhe, rimanendo fortemente cattolica e mostrando più lealtà rispetto alla maggior parte delle sue altre terre. Nella parte successiva del suo regno scrisse a suo fratello Ferdinando circa le preoccupazioni finanziarie e ha dichiarato che’Non posso essere sostenuto se non dai miei regni in Spagna’. Ma riconobbe che c’erano ancora notevoli problemi a dire a Filippo quando divenne reggente nel 1543 che “Sarai abbastanza turbato per soldi”.i

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